Lo scorso dicembre molti di voi hanno avuto l’occasione di conoscere ed apprezzare, in un seminario svolto presso il nostro Centro, il mio Maestro di meditazione, ANDREA BONI
Recentemente Andrea ha inviato a me e a tutte le persone che lo seguono una sua riflessione:
il contenuto è risuonato profondamente per la totale mancanza di toni accademici, la sua immediatezza e soprattutto per quella intima, genuina sensibilità che solo una condivisione dal luogo del cuore può dare.
Così, sperando di fare cosa gradita, la condivido dal cuore a mia volta con tutti voi, sperando possa rappresentare un ulteriore spunto per una bella e luminescente riflessione.
“There is a crack, a crack in everything. That’s how the light gets in”
Leonard Cohen
Dal treno, 11 marzo 2024
Mie care – miei cari,
Sono giorni che rifletto sull’idea che la realtà in cui viviamo, all’esterno e all’interno di noi, sia costituita di luce, nella sua essenza. E che ogni essere vivente, persona, oggetto non senziente o costruzione mentale siano il prodotto di una declinazione più o meno densa di quell’energia luminosa.
In realtà, secondo questa idea, nulla in assoluto, neanche la materia che ancora non è stata creata, è priva di luce poiché, nella sua essenza, la vita stessa trova in quella luce la sua materia costitutiva e originaria.
È una teoria tantrica che si chiama abhasavada.
Pensate a un programma televisivo.
Quando vi fermate a guardare il conduttore televisivo, vedete una persona seduta che parla animatamente, sorridente o seria, che vi mette al corrente sugli eventi dell’attualità oppure intervista un ospite. Ma se vi avvicinate allo schermo, vi accorgerete che quell’immagine è composta di migliaia e migliaia di piccolissimi puntini di luce che, se percepiti individualmente, non sono altro che minuscole particelle luminose, ognuna con personali caratteristiche, che contribuiscono a comporre l’immagine del conduttore, dell’ospite, della scenografia e di tutti gli altri elementi che compongono il programma.
Un puntino rosa, combinato con altri puntini rosa, creano la forma della sua mano o del suo viso; mentre quelli neri formano il tessuto dell’abito che indossa.
L’immagine del conduttore sullo schermo appare come una singola unità presente nello spazio e nel tempo, che resta viva per la durata in cui è sullo schermo. Le migliaia di puntini luminosi che la generano devono continuare ad apparire e scomparire, comporsi e ricomporsi, per mantenerla visibile, per tutta la durata del programma.
Questo è esattamente ciò che avviene con gli abhasa (le particelle di luce) secondo la teoria tantrica, non solo nella realtà che ci circonda ma anche nei pensieri, nelle emozioni, nella veglia e nei sogni. Perfino nello stato di sonno profondo, quella coltre di oscurità che cela la nostra coscienza è carica di una luce propria.
Quando ero ragazzino facevo un gioco con me stesso che prevedeva di entrare in una stanza completamente buia, disporre le spalle alla parete e restare con gli occhi puntati coraggiosamente su quella oscurità densa e minacciosa, come se fosse un’entità da esplorare. La mia era in parte una prova di forza ma anche una sorta di esperimento per cogliere la luce presente, finanche nella più scura delle realtà.
Così, mi appiattivo al muro e sparavo lo sguardo davanti a me come un raggio laser che sondava ogni piccolo dettaglio della massa nera che si mostrava di fronte.
E, che ci crediate o meno, milioni di minuscoli pixel cominciavano a danzare nel terreno percettivo davanti a me, creando disegni, volti, presenze strane, che in qualche modo mi davano il benvenuto. È ovvio che tutto questo potesse essere il frutto di un progressivo riadattamento dello sguardo all’oscurità o trovasse causa in qualcosa di biologico, legato alla vista. Non so bene. Quello che però so, è che l’esperimento procurava in me la sensazione di essere partecipe di una sorta di rivelazione miracolosa in cui la vita mostrava un volto che mi era sconosciuto. In fondo, si dice che la vita del mondo sia formata di energia dinamica che si crea, si conserva e si trasforma continuamente. Non è forse possibile che ciò si manifestasse anche dove la luce non era presente?
Ciò che si mostra come una realtà stabile e concreta, in realtà è un agglomerato di luce che si crea e si disintegra continuamente nel sostenere la vita.
Il Tantra insegna che il divino è ciò che risplende, illumina e rivela, portando gli oggetti a manifestarsi, a rendersi visibili. Così, il simbolismo della luce ci aiuta ad afferrare la relazione che il divino ha intimamente con tutte le cose.
È come se la vita esistesse perché è già contenuta nel Supremo in forma di seme e il suo venire alla luce non sia altro che una graduale rivelazione di ciò che è già.
Potremmo affermare, dunque, che gli oggetti sono quelli che sono, grazie alla luce che ne determina l’esistenza e ne è il terreno essenziale. Non la luce del sole, della luna o le fiamme del fuoco che illuminano la realtà circostante, bensì la luce suprema che per sua natura è radice e causa di ogni cosa. Non lo trovate affascinante?
La luce determina la natura essenziale del divino, ma è anche quella che determina la nostra esistenza. Noi ci mostriamo grazie alla luce della nostra esistenza. Se questa non esistesse, assumendo la nostra forma, noi stessi non esisteremmo.
Una mia cara amica si è sempre considerata atea, ma una volta mi disse che durante il corso della sua esistenza aveva sempre rispettato la vita, in tutte le sue manifestazioni, gli esseri umani, la natura e gli affetti, perché per lei la vita non era solo una serie di eventi, ma una poderosa corrente luminosa che sottostava e sosteneva ogni sua forma di creazione. Un po’ la stessa saggezza del Tantra, ma da un punto di vista più laico.
Quello che segue è un esercizio che ho imparato dalla mia insegnante Sally Kempton e che ci mostra il potere della coscienza in relazione alla forza della vita, che lei chiama la Suprema Coscienza. Ve lo dedico con affetto.
Chiudete gli occhi e focalizzatevi per qualche istante sul vostro respiro. Lasciate che il respiro dolcemente vi porti all’interno e vi renda consapevoli della vostra esistenza. In questo corpo voi esistete anche grazie al flusso del respiro. Tutto ciò che nasce e si riassorbe in voi avviene all’interno della Suprema Coscienza. Tutto esiste all’interno della Suprema Coscienza, compresi i pensieri e le immagini che si susseguono nella vostra mente, ecc. Ora silenziosamente pronunciate a voi stessi le seguenti parole: “Dietro i miei pensieri vi è la luce della Suprema Coscienza. I miei pensieri nascono da quella luce e si reimmergono in quella luce. Dietro il respiro vi è la luce della Coscienza. Il mio respiro nasce e si riassorbe in quella luce. Anche la sensazioni nel mio corpo sono generate dalla luce della Coscienza.
È proprio quella luce che mi permette di percepire le sensazioni che provo ed è sempre lei che è già presente in tutto ciò che sento o provo.
Mentre i pensieri e le sensazioni nascono, divenite consapevoli che si generano e si riassorbono all’interno del terreno luminoso della pura Coscienza, la sorgente divina.
Quando riaprirete gli occhi e vi guarderete intorno, mantenete la sensazione che sia sempre la luce della Coscienza che vi permette di vedere e che si mostra in tutto ciò che cogliete con lo sguardo.
Andrea Boni